film, horizont, panoramica

Suicidio panoramico

Lomo 100 (R09 +Ilford rapid fix)

Solamente pensare di fare un post con delle immagini panoramiche su questo blog mi fa venire il mal di testa, ne ho pubblicati un paio in passato e mi avevano scoraggiato…un blog impaginato in questa maniera le fa diventare minuscole e non gli rende giustizia.
Da qui il titolo.

Lomo 100 (R09 +Ilford rapid fix)

Ultimamente mi sto innamorando di nuovo del formato panoramico, stavo valutando l’acquisto di una x-pan ma poi ho desistito pensando che avrei potuto fare più o meno la stessa cosa tagliando un medio formato e quindi risparmiando una valanga di soldi.
Sto partorendo quindi in questo periodo la Mamiya-pan, ma ne parlerò in un’altra occasione.

Lomo 100 (R09 +Ilford rapid fix)

Come già avevo accennato in questo post, sono il felice possessore di una Horizont con la “t” finale, fotocamera a obiettivo rotante che sforna foto 24×58 su rullino 35mm classico. La foto ha quindi un angolo di 120°.

Lomo 100 (R09 +Ilford rapid fix)

Quelle che vedete sono state scattate tutte con questa bellissima macchina.
Con l’ingranditore per il medio formato ne ho anche stampata qualcuna e sono molto soddisfatto, le panoramiche stampate sono stupende!

Lomo 100 (R09 +Ilford rapid fix)

Ci sono però alcuni limiti alle fotocamere con obiettivo rotante ed è il motivo per cui sto allestendo la Mamiya-pan.
Primo su tutti è il sole nell’inquadratura: da evitare assolutamente, l’obiettivo ruotando fa dei casini inauditi con i raggi diretti e nel 90% dei casi esce fuori qualcosa di ignobile.
Altra limitazione è la mancanza di messa a fuoco, ma alla fine ci si fa l’abitudine e si pensa solo a scattare!

Lomo 100 (R09 +Ilford rapid fix)

Ma in fin dei conti se vi capita tra le mani una Horizont con la “t” siete fortunati perchè è un aggeggio particolarissimo che con qualche accorgimento può portarvi nel mondo delle panoramiche.

Lomo 100 (R09 +Ilford rapid fix)

Occhio a rimanere in bolla durante lo scatto!

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canonet 28, film

La mia prima telemetro: Canonet 28

canonet

La mia collezione di fotocamere è passata attraverso diverse fasi, la prima può essere intitolata “l’esplorazione delle tecniche”.
Poi c’è stata la fase “russa”, la fase “costa poco la compro”, la fase “che strana la compro” e la fase “dicono che è spettacolare, la compro e da oggi in poi uso solo questa”.

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Questa fotocamera risale alla prima fase, ancora non sapevo cosa volesse significare la parola telemetro e la questione mi incuriosiva non poco. Sia chiaro che è possibile vivere anche senza conoscere questo tipo di messa a fuoco, a me all’epoca sembrava difficile quindi la acquistai per sperimentare.

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Piccola digressione sul concetto di messa  a fuoco con il telemetro: nel mirino (galileiano) ci sono due immagini sovrapposte sfalsate, si ruota la ghiera di messa a fuoco fino a quando le immagini non si allineano perfettamente, a quel punto l’immagine è a fuoco.

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La Canonet fu una linea perlopiù a telemetro Canon prodotta negli anni ’70 e la “28” era una versione low-cost o per meglio dire popolare.
Esteticamente si capisce subito che arriva da quegli anni e si capisce anche che alcune parti in plastica sono li per far quadrare i conti. L’ho acquistata circa sei anni fa e mi sembra che tuttora il prezzo sia decisamente economico.

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Ciò nonostante questa fotocamera è uno spettacolo, o meglio lo era. Adesso ha iniziato a perdere colpi il meccanismo di avanzamento della pellicola ma fino a qualche tempo fa scattava senza intoppi ed era affidabile anche in termini di esposizione.

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Bisogna dire che questa macchina può essere utilizzata sia in modalità completamente automatica che a priorità di diaframmi.
Sul gruppo ottico c’è una levetta per il settaggio degli ISO e una ghiera per i diaframmi che vanno da f/2,8 a f/16 più la modalità automatica A.
L’esposimetro a solfuro di cadmio regola in ogni caso i tempi di scatto, una levetta all’interno del mirino ci indica quale tempo la fotocamera utilizzerà. Se la luce è poca o troppa e siamo in modalità auto il pulsante di scatto si blocca. Sofisticata.

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Come tutte le fotocamere a telemetro è silenziosissima perché manca lo specchio, aggiungiamo anche il discorso dell’esposizione automatica e si capisce subito che questa macchina è particolarmente adatta per la street photography. Basta mettere a fuoco e clack!

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Anche l’ergonomia non è affatto male, si maneggia bene ed è piccola e leggera da portare in giro.
Sulla parte superiore c’è l’aggancio hot-shoe per il flash. Il flash di questa fotocamera è una delle sette meraviglie, purtroppo a me manca.

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La cosa che mi ha fatto impazzire da subito sono stati i colori, forse la qualità delle lenti in questo caso fa veramente la differenza.
Le foto che ho scelto per dimostrarvelo sono state scattate tra Palermo e Roma.

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In giro ho letto che molti parlano di light-leaks (infiltrazioni di luce) e si sa che oggi vanno di moda…smentisco.
Questa sotto forse è l’unica foto con infiltrazioni che ho trovato ma ad essere sincero mi sembra più una sovrapposizione parziale di due scatti. O magari ho aperto il dorso col rullino dentro, non è da escludere!

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film, pinhole

Un ritratto pinhole

ritratto pinhole 1

Come potevo inziare meglio? Un “ritratto” con una pinhole camera: cartone luce e pellicola. Non voglio scadere nel nostalgico ma questo è il piano terra. Quello da dove dovrebbero partire tutti. Sissignori!

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I think this may be a good start, a pinhole camera self-portrait: box, light and 35 mm film. I don’t want falling into nostalgia but this is the heart of it, this is where everyone should start from. Yessir!

ritratto pinhole 2

L’effetto fantasma è d’obbligo in questo caso, cosi come gli scatti buttati. Luce e cartone fanno brutti scherzi…

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The ghost effect is a “must” in this case, as well as the shots thrown in the trashcan. Light and cardboard can do bad jokes…

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