film, horizont

Una russa in Russia

Nevskij Prospekt

Con questo articolo chiudo la tetralogia su San Pietroburgo e non potevo non farlo con una fotocamera russa che per l’occasione tornò in madrepatria: la Horizont.
Ammetto che ho scattato poco con questa macchina, ne avevo altre due e il tempo non ha giocato in mio favore. Portare in viaggio 3 fotocamere necessiterebbe il triplo dei giorni, mica male.
Detto questo ho tirato fuori una mini selezione da quello che ho scattato, la Horizont nel mio caso non fu profeta in patria.

Palazzo d'Inverno

I soggetti sono rispettivamente: Prospettiva Nevskij, Palazzo d’Inverno e Campo di Marte. Ho scattato su una Kodak T-max 100 sviluppata con T-max Dev e Fix,

Marsovo Pole

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digital, nikon d7000

Grande madre Russia: Pietroburgo vol. 2

Pietroburgo

A San Pietroburgo ho scattato un’enormità di foto con la reflex digitale, tant’è che ad un certo punto dentro l’Hermitage la macchina ha cominciato a dare i numeri e scattava solamente foto fuori fuoco. In pratica un pezzettino in plastica si era staccato dall’interno e vagava. Non mi sono fatto prendere dal panico quindi l’ho preso e buttato. Amen.

Pietroburgo

La fotocamera ad oggi senza quel pezzettino funziona benissimo e devo dire che è parecchio resistente. L’anno prima era sopravvissuta ad una caduta libera di 70-80 cm in una stazione metro di Budapest.

Pietroburgo

Lodi alla mia digitale finite, ora torno a parlare della città.
La metro è molto usata dai locali e sostiene ogni giorno una quantità di passeggeri non indifferente. La particolarità è che in alcuni tratti, a causa della tipologia di terreno e della necessità di dover attraversare la Neva e i gli altri canali in generale, raggiunge profondità considerevoli. Le scale mobili sembrano non finire mai.

Pietroburgo

La linea 1 rossa (!) risale agli anni 50 e alcune sue stazioni sono dei veri e propri gioielli di architettura socialista, vale la pena farsi delle fermate extra solo per visitarle.

Pietroburgo

Sono partito fiducioso di comprare tonnellate di fotocamere russe. Una volta arrivato ho sentito parlare molto bene del mercato dell’usato di Udelka ma il mio primo sopralluogo è andato completamente a vuoto: non andateci durante la settimana. Il sabato mattina era popolato ma non sono riuscito a trovare fotocamere interessanti. Ho comprato giusto un paio di Samovar.

Pietroburgo

Da collezionista paradossalmente sono tornato a mani vuote, ma la cosa peggiore è stata quella di non aver considerato che Leningrado a suo tempo è stata la patria della LOMO ( Leningrad Optical Mechanical Association in inglese). Me ne sono completamente dimenticato e per di più ho scoperto di essere passato vicinissimo all’ultimo magazzino rimasto, completamente ignaro del suolo che stavo calpestando.

Pietroburgo

La lingua inglese non è contemplata anzi direi piuttosto che viene orgogliosamente snobbata. Persino in una emblematica “english bakery” i commessi non solo non lo parlavano, ma neanche lo capivano. Mi è anche capitato che dopo alcuni stentati scambi di battute una signora che vendeva una specie di omelette si rivolgesse ad altri clienti (russi) bofonchiando “amerikanski” qualcosa, ho ancora la netta sensazione che mi stesse sfottendo…

Pietroburgo

A parte le difficoltà di comunicazione devo dire che mi sono trovato bene, San Pietroburgo è una città piacevolissima e facile da visitare. C’è anche la possibilità, per chi rimane qualche giorno in più, di fare piccole visite fuori città alle residenze degli zar a Carskoe Selo o Peterhof entrambe strutture meravigliose.

Un giorno probabilmente pubblicherò un appendice a questi due post con le foto scattate alle auto dei russi, meritano davvero. A parte le indistruttibili Lada che resistono ai decenni come se niente fosse devo anche documentare la discreta moda russa di aerografare le macchine con immagini di cose a caso (aerei, matrioske, lupi…). Alla faccia dei romanticismi, una delle immagini migliori è stata quella di una Lada con luci a neon blu sotto il pianale stracarica di ragazzi che sfrecciava sulla Prospettiva Nevskij. Un peccato non averla fotografata ma credo che mi rimarrà in testa per parecchio tempo.

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digital, nikon d7000

Grande madre Russia: Pietroburgo vol. 1

Pietroburgo

Ho iniziato con una Zenit 122 e le prime fotocamere che ho collezionato erano russe. Ho apprezzato e apprezzo tutt’oggi la capacità che hanno avuto i russi di copiare e riproporre in maniera spesso bizzarra i grandi marchi come Contax, Hasselblad, Leica dall’altra parte della cortina.
Questa piccola premessa solo per dire che da tempo amo le scritte in cirillico sulle ottiche e sui massicci corpi macchina in metallo.

Pietroburgo

Ho fantasticato parecchio su un viaggio in Russia e ho scelto come prima meta la città di San Pietroburgo, a detta di molti la più europea.
Per questo viaggio tre fotocamere: Nikon d7000, Rolleiflex T e, ça va sans dire, la sovietica KMZ Horizont.  Questi sono gli scatti in digitale.

Pietroburgo

San Pietroburgo è una delle metropoli più a nord del mondo, con circa 5 milioni di abitanti, nonché la seconda città russa per importanza dopo Mosca.
A parte questi freddi dati da wikipedia la cosa che mi ha affascinato di più è stata la convivenza al suo interno di elementi storici, architettonici e culturali profondamente in contrasto tra loro che la rendono estremamente singolare.

Pietroburgo

C’è la San Pietroburgo degli Zar, dell’Hermitage e di Carskoe Selo, c’è la Leningrado  della rivoluzione d’Ottobre e del KGB e la San Pietroburgo contemporanea più occidentale e turistica. Neanche a farlo apposta le figure più ricorrenti sono Puskin, Lenin e Putin (quest’ultimo sopratutto nelle bancarelle).

La zona più centrale è quella legata agli zar: colori pastello, palazzi affacciati sulla Neva e giardini attraversati da canali d’acqua.  Proprio per via di questi canali viene spesso paragonata ad Amsterdam.

Pietroburgo

Le periferie si espandono velocemente secondo una logica estetica a me ignota, palazzi gialli e neri a strisce diagonali con finestre ellittiche affiancati da gruppi di grattacieli grigi. In tutta la città si incontrano icone occidentali come Mc Donald’s o Burger King,  ma con le insegne in cirillico.

Pietroburgo

Pietroburgo

I souvenir sono gli stessi di ovunque tranne che per la monotematicità del soggetto: Putin ovunque. Ho esitato davanti alle matrioske con i leader comunisti uno dentro l’altro ma nulla ho potuto davanti alla tazza con Putin che cavalca un orso, e l’ho comprata.

Pietroburgo

Le tracce del periodo soviet sono disseminate un po’ dappertutto, statue e facce di Lenin in metro e per strada ricordano che “Lenin was here”. Uno dei palazzi in tema che mi ha più colpito si trova in piazza Moskovskaja ed è la casa dei Soviet.

Pietroburgo

Fine primo tempo.

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